Chi si trova ad assistere un paziente con Alzheimer sa bene come si possa manifestare aggressività fisica e verbale e in ogni caso il malato non va mai punito e sgridato. Nel malato di demenza la rabbia è solo una manifestazione di disagio e paura.
Un altro sintomo presente è il wandering o vagabondaggio con la persona che si muove e cammina senza uno scopo preciso, per lo più di notte. Anche in questo caso il caregiver e il famigliare devono assecondare questo impulso permettendo all’anziano di muoversi in un ambiente protetto per limitare rischi e pericoli o accompagnandolo a distanza.
Altri sintomi di Alzheimer da gestire con attenzione
Per lo più il malato di Alzheimer non riesce a stare fermo o fa domande incessanti e per questo è importante chiedersi se è un sintomo della malattia o l’effetto di qualche farmaco. Il paziente va orientato nel tempo e nello spazio e convinto che ogni cosa che vede è per lo più un delirio e non esiste, contribuendo a calmarlo.
Oltre a questo vanno eliminate le fonti di disturbo, ricordando che le allucinazioni sono un fenomeno frequente in chi soffre di demenza: la persona percepisce in modo errato immagini e suoni.
Accorgimenti per l’assistenza a chi soffre di demenza
Quando si assiste un paziente malato di demenza si possono mettere in atto alcuni accorgimenti: togliere lo specchio perché i malati non si riconoscono e si agitano, non deridere il malato che piange, non lasciarlo solo a guardare la TV. La sera si può stare vicino alla persona finchè non si tranquillizza e si addormenta e se si denudano o hanno desideri sessuali vanno distratti e si deve portare pazienza.
In queste situazioni l’aiuto di un caregiver specializzato contribuisce alla gestione del paziente fornendo supporto alla famiglia e riducendo peso e incombenza di questo tipo di assistenza.
Il caregiver è la persona più adatta a occuparsi del malato e rappresenta una risorsa preziosa dato che il malato perde il rapporto con gli altri e le capacità che aveva. Il percorso di perdita dell’identità si svolge attraverso varie fasi che comprendono:
- negazione;
- iperattivismo;
- collera;
- senso di colpa.
Ecco allora che nell’assistenza va incoraggiata l’indipendenza del malato, spronato il paziente a fare da solo le attività quotidiane e mantenere la memoria residua con foto e giochi. Il famigliare che soffre di Alzheimer va coinvolto nelle attività famigliari quotidiane e non va trattato come un bambino. Il linguaggio verbale e non verbale deve comunicare la vicinanza al malato.
Il braccialetto salvavita SEREMY e il malato di Alzheimer
Grazie al braccialetto salvavita Seremy la famiglia può monitorare l’anziano dentro e fuori casa e questa è una funzione particolarmente utile nel caso si conviva con un anziano affetto da Alzheimer o demenza senile. Sapere cosa fa il proprio caro, soprattutto se è ancora attivo, permette alla famiglia di stare tranquilla e tra le funzionalità avanzate del braccialetto salvavita ci sono:
- Individuazione della posizione all’aperto grazie ai satelliti GPS;
- Posizione dell’anziano in casa grazie alla Localizzazione Indoor.
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