La pandemia di COVID-19 ha messo in luce tutti i punti di forza e di debolezza del sistema sanitario e ha limitato l’accesso ad ospedali e istituzioni sanitarie, riportando al centro dell’attenzione il tema dell’assistenza domiciliare per gli anziani.
Non solo: in Europa il 50% delle morti per Covid-19 ha avuto luogo nelle residenze per anziani, mentre negli USA questo dato si attesta al 40% e in Canada all’80%. Essere assistiti a casa è diventata la soluzione più sicura, economica e salutare per l’anziano che necessita di cure mediche durante la pandemia.
Perché privilegiare l’assistenza domiciliare?
Già prima della pandemia la cura a casa era il sistema di assistenza per anziani preferito, dato che maggior paura dell’anziano è quella di perdere la propria indipendenza (26%) o essere trasferito in casa di riposo (13%), La morte preoccupa solo il 3% degli intervistati, mentre per l’89% è fondamentale continuare a vivere a casa.
Rimanere nella propria abitazione significa per l’anziano organizzare le attività quotidiane, prendere decisioni, ricevere visite da amici e parenti ed un’assistenza medica personalizzata e tutto questo si traduce in una migliore qualità della vita.
Non solo: l’assistenza domiciliare è più economica rispetto alle cure istituzionali ed è resa sempre più possibile grazie a soluzioni tecnologiche per il monitoraggio della salute dell’anziano, come i salvavita smart Seremy. Chi utilizza questi strumenti dichiara nel 75% dei casi un miglioramento della qualità della vita e nel 63% un aumento della soddisfazione e la minor esigenza di ospedalizzazione.
Le sfide della moderna assistenza domiciliare
Oltre ad avere importanti benefici, scegliere l’assistenza domiciliare per il proprio anziano rappresenta anche una sfida, dato che assistere l’anziano a casa richiede una maggiore partecipazione della persona che si occupa di lei/lui. Il ruolo di caregiver, in questo caso, è svolto per i 62% da donne che si occupano non solo di anziani, ma anche di disabili e hanno un’età media tra i 50 e i 64 anni.
A livello mondiale si assiste ad una mancanza di queste figure professionali, ma anche di politiche tali da rendere l’assistenza domiciliare una soluzione alla portata di tutti. Non solo: dato che l’assistente entra e vive nella casa dell’anziano e lavora da solo, il rischio di abusi fisici o verbali verso l’assistito è alto.
Data la mancanza di forza lavoro domestica, inoltre, in molti Paesi questa professione è svolta da immigrati, con tutti i problemi che ne conseguono. L’adozione di tecnologie per il monitoraggio da remoto dell’anziano rappresenta in tutti questi casi un modo per aumentare efficienza e produttività nella cura a domicilio della persona.
Le soluzioni
Al termine della pandemia, i governi dovranno ripensare l’assistenza domiciliare per offrire un sistema più sicuro, accessibile e di alta qualità per la cura dell’anziano a partire dalla destinazione di un numero maggiore di risorse all’assistenza a domicilio.
Per permettere a sempre più famiglie di scegliere soluzioni di home care, andranno fornite maggiori informazioni e create comunità a supporto dei caregiver, ma anche definiti nuovi criteri per un settore economico in costante crescita. Gli assistenti domiciliari del futuro dovranno rispondere a standard di qualità e requisiti professionali, ma anche essere meglio integrati con gli ospedali e le strutture di cura, creando un continuum assistenziale a vantaggio dell’anziano.
Infine, lo Stato dovrà promuovere l’uso della tecnologia, in particolare la tele assistenza grazie al 5G e al cloud computing, dando vita a modelli innovativi di cura dell’anziano. Con la pandemia da COVID-19 tutto questo ha visto un’accelerazione e ora è il momento di mettere in atto politiche e decisioni che portino a un concreto cambiamento nel funzionamento del sistema sanitario.